Metodo Bianchi STORIA DEL JU JITSU IN ITALIA (F.I.J.L.K.A.M.)

METODO BIANCHI

Il maestro Biagio “Gino” Bianchi, (14/06/1914 -12/02/1964).

Sottufficiale della Regia Marina Militare e campione militare di Savate, impegnato durante la Seconda Guerra Mondiale col contingente italiano nella colonia giapponese di Tientsin (Cina) venne a contatto col Ju Jutsu e, rimanendo colpito dalla sua efficacia, decise di diffonderlo una volta ritornato in Italia.

Nel 1946, tornato in patria e congedato, creò il “Metodo Bianchi”, un programma orientato alla difesa realistica che abbandonava la terminologia giapponese ed eliminava le tecniche da posizione inginocchiata.

Nel 1960 il Maestro Bianchi fonda la F.A.N.J. (Federazione Autonoma Nazionale Jiu Jitsu) ottenendo grandissimi risultati ed espandendo la propria influenza a tutte le regioni italiane.

Dopo la scomparsa del Maestro, agli inizi degli anni 70 il “Metodo Bianchi” è stato riorganizzato dal Maestro Orlandi che suddivise le tecniche praticate in 5 gruppi da 20 tecniche ciascuno.

I 5 gruppi presero i nomi delle prime cinque lettere dell’alfabeto e vennero chiamati Settori:

  • il Settore A si occupa dei controlli e dello sbilanciamento dell’avversario;
  • il Settore B raggruppa le proiezioni;
  • il Settore C comprende tecniche mirano allo studio degli effetti di compressione e torsione articolare (le cosiddette leve articolari);
  • il Settore D si concentra sugli strangolamenti e sulle torsioni (mirando alla resa dell’avversario o allo sbilanciamento agendo sul collo)
  • il Settore E consiste nelle tecniche che sono un sunto di quelle dei settori precedenti.

Successivamente nel 1985, in ambito F.I.J.L.K.A.M. (Federazione Italiana Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali) è stato rivisto di nuovo il Metodo: sono state eliminate alcune tecniche e sono stati aggiunti i “Concatenamenti” (collegamento di una tecnica ad un’altra in seguito ad una reazione dell’avversario), rendendo più moderno il Metodo Bianchi.

Le origini del Ju jitsu METODO BIANCHI

Il JU JITSU, importato in Italia dai marinai Pizzolla e Mascardelli nel 1908, fu organizzato in ente sportivo con la denominazione di “Federazione Italiana Lotta Giapponese JU JITSU JUDO” da Carlo Oletti, e come tale assorbito dagli organi federali di allora.

Del ju jutsu non se ne sarebbe più parlato come disciplina sportiva a sé stante, se non ci fosse stato Gino Bianchi, il quale durante la sua permanenza giovanile in Giappone e in Cina, apprese i principi e le tradizioni del ju jutsu e lo divulgò poi dal 1946 in Italia come “Metodo Bianchi”, contribuendo alla realizzazione di uno stile occidentale, dimostrando una capacità organizzativa e tecnica di alto valore.

Il M° Bianchi morì nel 1964. Alla tenacia del suo allievo, il M° Orlandi, si deve attribuire la continuità dell’attività del ju jutsu come disciplina a sé stante.

Successivamente fu perfezionato il programma tecnico nel quale le azioni di studio di autodifesa, sino ad allora insegnate con criteri diversi, vennero raggruppate in cinque settori, venti tecniche per settore, in base allo studio di squilibri, proiezioni, leve, strangolamenti e globalità dell’azione.

Nel 1990 a queste tecniche si sono affiancati i Kata dell’Hontai Yoshin Ryu, come parte integrante del programma federale della F.I.L.P.J.K., oggi F.I.J.L.K.A.M.

Dal punto di vista didattico il Metodo Bianchi è stato suddiviso in cinque settori contraddistinti con le lettere A, B, C, D, E. Ogni settore prevede a sua volta venti tecniche differenti.

A queste cento tecniche base si aggiungono i renraku: si tratta della possibilità di concatenare e abbinare tra loro diverse tecniche del metodo Bianchi.

Il programma tecnico F.I.J.L.K.A.M. (Federazione Italiana Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali) attualmente in uso è il frutto del lavoro compiuto da una commissione di studio (M. Bagnulo, M. Ponzio, M. Mazzaferro) in merito alle azioni di attacco e di difesa che costituiscono il fondamento del Ju Jitsu.

I cosiddetti Settori raccolgono il normale bagaglio tecnico del jutsuka, raggruppando le azioni secondo cinque principi base (Settori), contraddistinti dalle prime cinque lettere dell’alfabeto; ogni settore è composto da 20 tecniche. I Concatenamenti sviluppano ed allenano le capacità di adattamento/cedevolezza del jutsuka avverso le reazioni dell’avversario.

Tutte le tecniche dei settori si eseguono a destra e a sinistra.